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Erano i primi di marzo del 2015, quando è iniziato tutto. Avevo solo 15 anni. Non sono mai stata una ragazza che si lamenta per il dolore fisico, anzi mi sono sempre trascurata su questo punto di vista. Ho iniziato a percepire delle forti fitte nel fianco destro che mi rendevano difficile anche camminare. Il primo pensiero è stato APPENDICITE! Così dopo svariati giorni in cui il dolore persisteva mi sono presentata in pronto soccorso ma dalle analisi e le ecografie non risultava nulla, mi sentivo pazza. Continuavo a fare avanti e indietro dall’ospedale perché i dottori avevano deciso di tenermi sotto controllo in caso fosse un inizio di appendicite, ma niente. Fin quando una sera chiamarono il chirurgo d’urgenza che decise di entrare nella mia cara pancia in laparoscopia, per vedere cosa stesse accadendo. In quel momento ero tanto spaventata, ma sembrava l’unica occasione per dimostrare che non stessi mentendo. Così ho accettato. Per mia sfortuna ero in fase mestruale, e così il sangue attorno all’ovaio lo scambiarono per un semplice versamento dovuto alla mestruazione. Dovettero tenermi ricoverata più del dovuto a causa di una piccola emorragia interna post caduta da svenimento. Così passarono circa due mesi e mezzo, quando tornai a scuola, e fidatevi che il pensiero di saltare  5 ore di lezione al giorno inizialmente non mi dispiaceva affatto, poi è diventato pesante e iniziavano a salire le ansie per il recupero di tutte le ore perse, ma poi soprattutto passare il mio sedicesiomo compleanno chiusa lì dentro non è stato un gran divertimento. È stato difficile per me, ero in seconda superiore,e  riprendermi dall’intervento, che anche se uno dei meno invasivi, a quell’età segna particolarmente. Soprattutto pensare di avere tre tagli nella pancia senza alcun motivo, senza che avessero trovato il problema reale. Dovevo recuperare tutte le verifiche e lezioni ed era metá maggio. Fisicamente non stavo ancora bene, avevo perso 6 chili in ospedale, il mio corpo era stanco e capitava spesso di svenire. Più mi stressavo più si gonfiava la pancia e più stavo male.

Grazie alla mia testardaggine assieme a tantissima buona volontà e  all’aiuto degli insegnati, sono riuscita a recuperare tutto e con voti piuttosto alti.
Ma il dolore persisteva e in ospedale ormai i medici oltre a non trovare nulla mi rispondevano con : “se continui a tornare ci toccherà riaprirti la pancia”, quasi come una minaccia e come se fosse colpa mia. Così è iniziato il mio percorso di visite private. Sono stata da vari gastroenterologi, ginecologi ma non usciva fuori nulla! La pulce dell’endometriosi me l’aveva messa nell’orecchio una ginecologa del consultorio che nel momento della prescrizione di una pillola per “mestruazione dolorosa” mi consigliò di andare a Verona, dove si trova un centro specializzato. Non esitai un attimo e infatti il mio presentimento non sbagliava. Arrivata a Verona me la diagnosticarono in 5 minuti di ecografia. Non sapevo se essere felice o triste, non sapevo nemmeno bene cosa fosse l’endometriosi, il mio pensiero era solo trovare il problema e curarlo! Ma una volta realizzata la cosa, è stato molto peggio del previsto. Ho cambiato vari dottori, a Verona volevano operarmi subito, così decisi di consultare altri dottori, spostandomi a Bologna dove mi venne diagnosticata anche l’adenomiosi, e infine ho incontrato Annalisa che mi consigliò un medico di Roma che ringrazierò sempre, ora sono seguita a lì e ogni cinque mesi devo andare per una visita di controllo. Tra endometriosi , adenomiosi , aderenze post intervento, utero retroflesso, sono un caso clinico piuttosto particolare, soprattutto per la mia età. Ormai sono 4 anni di cui 2 senza diagnosi. Ho cambiato ben 7 pillole, perché nessuna mi faceva passare il dolore e in più con la prima ricordo di aver preso 7 chili nel giro di due settimane. Sono sempre stata magrissima e accettare un cambiamento del genere sul mio corpo è stato uno degli ostacoli più difficili da superare, anzi ancora lo è. Non è stato semplice e non lo è nemmeno adesso, non sto bene nonostante le medicine, ogni 3 mesi devo interrompere la pillola che mi blocca la mestruazione , e in quella settimana sono praticamente invalida, il dolore che si prova non ve lo so spiegare, è come se qualcosa si lacerasse dentro di voi, le fitte ti fanno mancare il respiro e non sapete più come contenere il dolore, vorreste solo strapparvi la pancia. L’80% delle volte finisco in pronto soccorso perché le medicine di uso comune sono come bere acqua, quindi devono somministrarmi antidolorifici e antispastici endovena. Sono due malattie molto limitanti, sia nella vita quotidiana tra cui studio e lavoro che nei rapporti sociali. Io purtroppo l’ho vissuta malissimo a scuola perché non ho mai avuto dei compagni di classe comprensivi, anzi spesso quando stavo a casa perché non riuscivo nemmeno a camminare mi dicevano che mi approfittavo di questo problema per saltare le lezioni, oppure che fingevo, che volevo l’attenzione degli insegnanti, che se andavo bene a scuola era per quello. Ma non si può capire finché non si prova, e doverlo nascondere a tutti per non far vedere che stai male quando vorresti solo comprensione. È stato ancora più difficile i primi anni quando mi chiedevano “ma esattamente cosa hai?” e non potergli nemmeno rispondere perché non ne avevo idea. È una malattia complicata da diagnosticare soprattutto quando sei una ragazzina e molti dottori escludono a priori la possibilità che sia quella.  Ho avuto molti crolli emotivi, e psicologicamente penso sia stata più dura che fisicamente, essendo cronica so che dovrò conviverci e realizzarlo (dopo tanto tempo) mi ha aiutata tantissimo ad essere più positiva e a vivermela meglio anche se è difficile. Sicuramente se non avessi avuto questa malattia non avrei capito che l’ambito ospedaliero mi affascina e incuriosisce  talmente tanto da volerci lavorare. 

 Le superiori sono finite e sto cercando di lasciarmele alle spalle; sono stata compresa molto di più dagli insegnanti che dai miei coetanei, e per questo  voglio solo sensibilizzare voi ragazzi ad essere più comprensivi con il prossimo, per qualsiasi motivo oltre che per la salute, come problemi economici o in famiglia. Lo stress purtroppo incide molto in questo tipo di patologia, e sentirsi sempre fuori posto non aiuta. A volte l’appoggio da parte di qualcuno può aiutare ad affrontare questa malattia cronica, ma come qualsiasi altra problematica. 

Vi ringrazio per aver ascoltato le mie parole e buona fortuna per l’anno scolastico!

Cri

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