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Ciao a tutte ragazze io sono Chiara, abito a Roma ed ho 22 anni. 

Mi è stata diagnosticata l’endometriosi circa 5 anni fa dopo due anni di continue ricerche e continui accessi in pronto soccorso.

Tutto è iniziato quando avevo appena 14 anni con dei terribili dolori alla pancia, i miei genitori mi portarono al pronto soccorso e lì mi fu fatta diagnosi di appendicite, così andai in sala operatoria ma il chirurgo si accorse subito che avevo qualcosa di più, controllò l’ovaio e proprio lì trovò una cisti di quattro centimetri, mi dissero che l’intervento era andato bene e che era una semplice cisti da ragazza.

Da lì in poi i dolori si presentavano ogni mese, in particolare dopo sei mesi fui costretta a ricorrere nuovamente in pronto soccorso, la cisti era di nuovo lì e così andai di nuovo in sala operatoria. 

Questa volta la questione era un po’ più seria, oltre alla cisti avevo una brutta infezione e infiammazione al livello del peritoneo. Alla fine dell’intervento dissero a mia madre di farmi seguire da un ginecologo che avevo bisogno di prendere la “pillola”, e così feci.
Ma ogni mese, giorno che passava stavo sempre più male, non riuscivo ad alzarmi dal letto, ad andare a scuola, ad uscire con le mie amiche, a fare tutto ciò che una quindicenne poteva fare. Insieme alla mia famiglia ci iniziammo a chiedere cosa avessi, non potevano essere dei semplici dolori mestruali. Iniziai a girovagare per medici, ginecologi, gastroenterologi, medici internisti, ma niente non ne uscivo fuori.

In quei mesi mi sembrava di non vedere mai la luce, mi sentivo non capita in particolar modo dai medici, mi dissero perfino che ero pazza, viziata, che erano scuse per non andare a scuola.
Così al mio dolore si aggiunse la rabbia.
Un giorno mentre navigavo sul web lessi questa parola “endometriosi”, i sintomi di questa patologia erano molto simili ai miei, ne parlai con mia madre e decisi di fare una visita in un centro specializzato in questa malattia. Dopo vari esami il dottore confermò che avevo ragione, si trattata di endometriosi.

In quel momento non mi sentivo Chiara ma ero l’endometriosi di Chiara.
Non vedevo niente al di fuori di questo, mi sentivo diversa dalle mie coetanee, provavo vergogna nel vedere la mia pancia gonfia e con le cicatrici. Poi un giorno mentre ero in attesa di fare la visita di controllo incontrai una ragazza che mi fece conoscere l’A.P.E., le lasciai il mio numero.

La sera stessa mi mise in contatto con le ragazze del gruppo di Roma, iniziai così a far parte dell’associazione, ma soprattutto a sentirmi meno sola. Ricordo ancora la prima volta che le incontrai ricevetti un abbraccio e tanti sorrisi che andarono a colmare tutto quel vuoto che sentii in quei due anni e tutte quelle volte che ho detto “non ce la faccio più, basta”.
Ecco questa è l’A.P.E. per me, ciò che insieme alla mia famiglia, al mio ragazzo mi ha fatto tornare a sentirmi bella, piena di vita e di sogni.
Oggi sono un’infermiera, ebbene si, mi sono laureata proprio in quello che è sempre stato il mio sogno nonostante tutto, faccio volontariato nell’APE e aiuto tante altre ragazze che si sono sentite come me e posso dirvi che oggi sono una nuova Chiara piena di gioia e voglia di vivere.
Ed è proprio per questo che ho accettato di raccontarvi la mia storia, perché è vero la malattia mi ha tolto qualcosa ma mi ha donato tanto.

Cri

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